Lui era un fiore, di quelli belli e rari, che nei racconti li ritrovi spesso, in altissime montagne,
inarrivabili ai tanti, irraggiungibili per molti, solitario e stupendo allo stesso tempo.
Una mattina di primavera, mentre si accingeva nell’aprire i suoi petali al sole, vi si avvicinò improvvisamente un insetto.
Immediatamente si bloccò di colpo, ed impaurito e timoroso esclamò: dimmi che insetto sei, devo saperlo,
per potermi mostrare in tutta la mia bellezza, donarti, se meritevole, il mio profumo, i miei colori, il mio polline.
Sei un’ape generosa e laboriosa ? Oppure una magnifica farfalla ?
Oppure sei una cimice ? Un bruco affamato, un pericoloso afide.
L’insetto, prontamente rispose: Non mi vedi ? Sono una bellissima farfalla !
Apri i tuoi meravigliosi petali e dammi ristoro ed un riparo, in questa gelida mattina.
Il fiore, accecato dai raggi del sole, e dalle belle e gratificanti sue parole, si aprii in tutta la sua magnificenza,
e tanto era bello, che tutti gli abitanti della montagna, si girarono per ammirarlo.
Tutti, tranne lui, l’insetto, che già pregustava, con l’acquolina in bocca, il sapore dei suoi lunghi steli,
dei suoi colorati petali, del suo delicato polline.
E lo stupendo fiore, in un istante, fece la fine delle povere ostrichette curiose.
Inebriato, dalle belle parole, ingannevoli e lusinghiere, di un insetto sconosciuto,
una gelida e triste, mattina di primavera.