quando ero bambino.
Vi aspetto sulla mia pagina Facebook per parlarne insieme.
Ricordo, quando ero bambino, ed un po’ tutti quelli della mia generazione, quando uscivamo di casa, avevamo soltanto poche cose in tasca.
Qualche mille lire da scambiare in gettoni, per gli arcade dei bar, e poco altro, ma tanta voglia di divertirci insieme, e quelli prima di noi, avevano ancora meno, solo i sassi della strada, per creare il gioco della campana;
Un sasso, un gessetto, un cortile, e si saltava spensierati, per ore.
Avevamo poco, ma che in realtà per noi,era tutto.
E poi, giocare a nascondino per tutto il paese, servire la messa, la Domenica nella chiesa, aspettare impazienti i giorni di festa, insieme, sotto un balcone di un palazzo, con un pallone in mano aspettando, che cessasse, per ricominciare di nuovoa giocare, la tempesta.
Ed i confini del mondo, era il nostro giardino, raccontarci le storie di mostri e fantasmi, restando impauriti stretti e vicini, per poi sfidarci, nell’arrivare più vicino possibile senza tremare, al cimitero,questo era il nostro divertimento, quello vero.
I ragazzi di oggi hanno tutto, ma forse questo tutto equivale al niente;
I cellulari per chiamarsi, vedersi e sulle chatdi gruppo per organizzarsi, non hanno più il brivido del campanello di casa, quando speravi che a chiamarti non era il postino, ma il tuo migliore amico.
Con un semplice click esplorano il mondo, è tutto a loro portata di mano, in un meno di un secondo, e noi che dovevamo aspettare mesi per qualsiasi cosa, ma quando ci arrivava era un’emozione unica, come aspettare pazientemente che fiorisse, una stupenda rosa.
Quando li vedo spesso in giro, con il capo chinato a parlare con un schermo, con il viso dai tasti illuminato,vorrei raccontarli di quando ero io bambino, vorrei trasmettergli un po’ quella di quella gioia, stargli un po’, vicino.
Trasmettergli quella spensieratezza che non vedo, nei loro occhi, impegnati a seguire gli influencer, ed i sogni, ogni giorno, nelle storie degli altri.
Mi piacerebbe vederli, con le ginocchia sbucciate, ritornare a casa, sempre, con i jeans strappati, inseguire, sorridendo le farfalle, nei prati,e vedere i loro occhi, finalmente, illuminati, di semplicità, come quando io ero bambino, e mi divertivo con il niente, ma ero davvero e terribilmente, incredibilmente felice.