Era solitaria, più della luna, più del deserto,
più di un’isola sperduta e lontana, in mezzo allo sconfinato oceano.
Se ne stava, ore ed ore, seduta, sul bordo del suo letto a pensare al nulla,
oppure a guardare, fuori la sua finestra il traffico impazzito del centro,
e, le sue coetanee, che balzavano freneticamente, da un negozio all’altro,
abbracciando lussuose e regali borse di Louis Vuitton.
Oppure le finestre del palazzo di fronte,
dove, la classica famiglia, del mulino bianco, pranzava composta,
un uomo d’affari strillava impetuoso, al telefono, ordini, come un imperatore,
il tizio del quinto piano, che invece faceva cose davvero strane.
Ma, a lei non gliene fregava più di tanto, di tutto quel casino,
aveva bisogno e desiderava soltanto, un caldo abbraccio.
Il suo gatto, lo sapeva, ed non perdeva mai occasione di rincuorarla,
strusciando dolcemente sulle sue morbide gambe,
fino a baciarle il viso con fusa amorevoli.
Lei, sognava ardentemente, che qualche principe azzurro, la portasse via da quel manicomio,
con la sua carrozza dorata, magari, in una favola, in un castello pieno di felicità ed amore.
E mentre ancora, sognante e nuda, si copriva le bianche e delicate, dolci gambe,
il vicino rumoroso ed invadente, la riportava tristemente,
alla sua misera e desolata casa.