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La sirena della musica, la più bella, di tutti i mari.

La sirena della musica, la più bella, di tutti i mari.

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La sirena della musica, la più bella, di tutti i mari.

Lei era una sirena, della musica, la più bella, di tutti i mari, qualsiasi cosa toccava, diventava oro, qualsiasi artista si prendeva lei cura, il più grande ed inestimabile, del mondo,tesoro.


Sapevo che esisteva davvero, che non era soltanto una leggenda, ma viveva in una grande e ricca metropoli, d’Occidente, insieme al suo amore più grande, il suo meraviglioso e tenerissimo cane;

Niente vestiti sfarzosi, niente gioielli, soltanto il talento di trasformare ogni cosa toccasse, come Mida, in oro.


Io come tanti altri, partì in un lungo pellegrinaggio, ma dubitavo che una volta incontrata, mi parlasse, non sapeva nemmeno che esistevo, ma io di lei sapevo tutto, e volevo essere, ad ogni costo, il suo Ulisse.


Nel mio bagaglio, portavo soltanto le mie canzoni, e tutti i miei scritti, glieli avrei lasciate sotto casa, davanti al suo portone, magari, chi lo sa, gli avrebbe dato uno sguardo e si sarebbe innamorata, oppure, avrebbe buttato tutto dalla finestra, visibilmente annoiata,non potevo saperlo, ma provaci non mi costava niente, non volevo per sempre rimanere un sognatore, triste e perdente.


Passai il tempo, per pagarmi il caro l’affitto, a fare i più massacranti lavori, servire ogni giorno ai tavoli, di illustri dottori, coppie innamorate e persone sempre indaffarate, ma dovevo essere certo che avrebbe visto tutto il mio lavoro, non mi fidavo più delle lettere,ed ero stanco dei sogni cestinati a priori, soltanto perché, non si hanno nella tasca, i milioni, ed in quel caso, sei la prima scelta in tutti i campi,sei destinato a stare, sempre davanti, ed io che non avevo il becco di un quattrino, dovevo essere certo che avesse dedicato un po’ di tempoalla mia musica, ai miei tanti racconti.


Sotto il suo grande palazzo, era un vagabondare di artisti, felici, seri, oppure come me, eternamente tristi, ognuno portava con se il suo percorso, sperando che le sue mani, si poggiassero, su di loro, ed li trasformassero, da pietre grezze, in luccicante, oro.


Ricordo soltanto che una notte, scese infuriata, mi presentai, mi guardo e mi disse, che la mia lettera non l’aveva mai ricevuta, prima di ritornarmene per sempre, nel mio desolato paese, allora gliela diedi di nuovo, e senza dire niente me ne andai, come il più povero e triste, dei marinai.


Sono passati mesi ormai, da allora, ed io sto ancora aspettando, una risposta, sto aspettando, che qualcuno bussi finalmente alla mia porta, e mi dica :

“Salvatore preparati, che è tempo di andare, é tempo di solcare insieme questo immenso mare, e di conquistare il mondo, dalle profondità dell’oceano, fino allo spazio profondo, io sarò il tuo mentore, la tua spada, preparati allora, a scrivere nella storia, insieme a me, la tua vincente strada”

Illustrazione
La sirena di john William Waterhouse