Matteo si chiedeva se avrebbe mai avuto nella sua “nuova casa” un albero di natale
alto e bello, come quello che vedeva spesso in TV, oppure nelle vetrine dei negozi,
nelle finestre delle case adiacenti alla sua.
La sua casa, era piccola e misera, appena più grande di uno scantinato,
dove viveva insieme al padre alla madre ed alla sorella elisa.
Dopo aver perso il lavoro, Roberto, aveva fatto di tutto per riuscire a pagare l’affitto del loro vecchio appartamento, aveva persino impegnato l’automobile, i gioielli, tutto quello che aveva di valore, ma bastarono soltanto per prolungare di un paio di mesi la loro permanenza in quel confortevole palazzo di periferia.
Al momento dello sfratto, grandi lacrime riempirono i suoi tristi occhi, mentre abbracciava la moglie, ed i pargoli stretti sul suo cuore.
Un amico fraterno, gli diede l’opportunità di rifugiarsi, aspettando tempi migliori
nel suo piccolo scantinato, dove conservava le sue cose inutilizzate, tantissime canne da pesca,
un motorino, ed altre innumerevoli cianfrusaglie.
L’aveva ripulito, sapendo che prima o poi il suo amico si sarebbe trovato senza una posto dove andare, non era una casa vera, ma meglio di niente;
gli altri colleghi invece, si erano limitati soltanto a compatirlo silenziosamente.
I natali li dentro erano cupi, anche se si cercava di respirare speranza.
Non c’era una luce, mezza pallina decorata, come il natale si fosse dimenticato di passare in quel posto.
E nella letterina a babbo natale, Matteo, non chiedeva costosi telefonini, console di ultima generazione, ma che il suo babbo ritrovasse di nuovo un lavoro e un albero di natale come
quello che aveva avuto, molti anni prima;
Perché ora i soldi erano pochi, e servivano per comprare ben altro.
Ma lui lo desiderava intensamente, quest’albero di natale grande e colorato,
che lo sognava quasi ogni notte.
Decise allora, di fare il giro dei centri commerciali, dei negozi, che nel retrobottega usavano disfarsi delle cose difettose.
Lui li conosceva bene, perché negli anni passati, con i suoi amici passavano interi pomeriggi a saltare sopra quelle tante cianfrusaglie abbandonate.
Ora invece le avrebbe gelosamente custodite, riparate, conservate, come il più bel regalo al mondo.
E pian piano ne aveva recuperate un bel po’.
Un albero mezzo storto, che aveva raddrizzato con pazienza,
tantissime palline rotte, che con un po’ di colla erano di nuovo come nuove,
e persino delle belle luci colorate, buttate via perché qualcuna non funzionava quasi più.
Aveva conservato tutta quelle cose, in un grande cartone, e finalmente venne il giorno più atteso, in cui poté portare tutto a casa.
Il papà era a lavoro, aiutava, per una piccola somma, a scaricare la merce nei tanti magazzini della città, era un magro guadagno, ma bastava per la spesa quotidiana,
la mamma anche lei, si arrangiava come badante, babysitter quello che trovava in giro, per arrotondare la giornata, mentre la sua sorellina era a scuola fino a tardi come sempre.
Quel pomeriggio, per lui, fu davvero speciale, perché poté costruire, il suo albero di natale, e poggiarvi sotto i suoi verdi rami, la sua speranzosa cartolina, con dentro, tutti i suoi desideri.
Cosi finalmente babbo natale sarebbe passato anche da lui pensava felice.
La cosa bella però, fu vedere lo stupore sul volto dei suoi cari, quando entrando dalla piccola porta,
si trovarono di fronte in un angolo, prima buio e triste, questo bellissimo albero colorato, con tutte sue luci che illuminavano a festa la piccola stanza.
La madre e la sorellina non credevano ai loro occhi, erano entusiate.
mentre il babbo, dopo una stancante giornata di lavoro, ancora una volta, non riusci a contenere le lacrime, mentre abbracciava il suo piccolo ma grande e generoso figlio.
Ed anche per loro, questo, dopo tanto, fu un vero natale,
quell’albero dava gioia e calore ai freddi giorni di dicembre,
rassicurava e vegliava sulle loro notti, era parte della famiglia oramai.
E forse, quel natale, passo davvero qualcuno, a ritirare quella sua letterina,
perché dopo pochi giorni, il suo babbo trovò un lavoro vero, e molto ben pagato,
riusci a fittare di nuovo un grande appartamento, e dopo anni di miseria,
tornarono di nuovo ad una vita normale.
Quell’albero non fu mai più rimpiazzato.
Come aveva illuminato quel piccolo e misero scantinato in quelle fredde notti,
ora riempiva di luce festosa un immenso e caldo, elegante salone.
Ed a chi ripeteva al grande Matteo, che babbo natale non esisteva minimamente, lui non poteva che sorridergli sornione,
perché le risposte le conservava ancora gelosamente, in quella sua lettera,
che una sera di dicembre un vecchio e barbuto brontolone, lesse e realizzò, sorridendogli, generosamente.