E nemmeno quei tuoi occhi neri, più del agognato petrolio, come la notte, stellata, come l’affascinante e misterioso spazio, stanotte, potranno essere, finalmente miei.
Quelle tue labbra, incredibilmente belle, ma tanto secche e screpolate, come l’arida savana, come le pendici frastagliate di un vulcano, come un campo di battaglia, dopo una lunga e devastante guerra.
Quel tuo sorriso strano, ma sopratutto quella tua voce, paradisiaca, che mi ha stregato, in questa, di gennaio, fredda notte, mentre cantavi davanti a me ed al fuoco, De Andrè.
C’è sempre dannatamente qualcuno prima di me, dovunque io vada.
Amore, lavoro, felicità, emozioni …
Io, ci ho sperato, davvero, di poterti conoscere, poi ho visto che eri di un’altro, ed è stato terribile.
Un colpo al cuore, come scoprire, da bambini, che babbo natale non esiste, che il sole non è giallo, che la vita non è eterna.
Sono stanco, sai.
Stanco, di scrivere racconti, vorrei viverli davvero sulla mia pelle.
Stanco, di scrivere d’amore, avrei bisogno di provarlo, per una volta nella mia vita, per davvero.
Stanco, d’inventare, quello che non esiste,stanco, di fingere, in questo buco nero, di essere felice;
Ma sopratutto stanco, di dovermi maledettamente sempre illudere, per poi stare male, come stanotte.
Illudermi, che potevi essere stata, in qualche modo, mia.
Che almeno, avrei potuto provarci, a conoscere la tua pelle, a conquistare, quella tua magnifica voce.
Magari, forse, avrei miseramente fallito, ma, avrei giocato tutte le mie carte, battagliato, credimi, fino alla fine.
Invece, c’è sempre dannatamente qualcuno prima di me, dovunque io vada, come sempre, ogni maledetta volta, e, come tristemente, anche, stanotte.