Ogni volta che ci incontravamo, il mio cuore tremava, di paura.
Perchè era diventato suo schiavo;
Schiavo dei suoi occhi, schiavo della sua voce, delle sue labbra, delle sue forme, schiavo di tutto.
E qualsiasi cosa lei gli chiedeva, lui correva, più di Usain Bolt, per esaudirla.
Io non ero per nulla d’accordo, ma senza di lui, non avrei potuto mai sopravvivere, ed allora diventai a mio volta suo prigioniero.
Era invaghito così tanto da non pensare più a nulla, e lei ne approfittava, senza nessuna sosta, senza la minima, pietà.
Lo metteva in imbarazzo davanti a tutti, gli faceva passare i peggiori guai, ma il mio cuore era sempre li, ai suoi piedi, ed io miseramente, con lui.
Cercavo di parlargli, la notte, prima di addormentarci, entrambi, che forse era il caso di smetterla, di fare questa vita, ma nulla, non ne voleva, per nulla, sapere.
Questo mio cuore, era dannatamente testardo, ed io sapevo, che prima o poi ci saremmo fatti male entrambi, ed effettivamente fu così.
Lei trovò un’altro stupido idiota, soltanto più ricco, da spellare, e senza dire nulla, da un giorno all’altro, come la nebbia ai primi raggi di sole, sparì.
Avrei potuto tranquillamente infierire, e finalmente, urlargli “ te l’avevo detto, stupido e testardo cuore, che sarebbe andata a finire così” ma non lo feci.
Mi avvicinai lentamente a lui, fibrillante e nascosto, in un piccolo anfratto, appena sotto i polmoni, come un bimbo messo in punizione, e lo rincuorai.
Gli dissi che la prossima volta avremmo fatto più attenzione, che non doveva sentirsi in colpa, per averla amata.
Mi guardò, accennò un sorriso e ricominciò a battere, come e più di prima.
Io intanto mi chiedevo, chissà quanto tempo passerà, prima di che perda di nuovo dannatamente la testa, per un’altra donna, che ci rinchiuderà entrambi, come sempre, nella sua piccola e buia scatola, a forma di cuore.
Dipinto di Emila Sirakova.