Quando ero bambino avevo tanta paura del buio.
Andavo sempre a letto con una piccola torcia,
che mi illuminava nel tragitto verso la mia stanza.
La mia stanza aveva grandi vetrate, coperte con lunghe e fragili tapparelle di legno,
che all’interno avevano dei piccoli fori, dove passava una fioca luce.
La luce, quella della Lampada della pubblica illuminazione,
era lei che vegliava sui mie sonni, lei, che illuminava ogni mia notte;
ma qualche volta, sopratutto durante i temporali,
mi lasciava li da solo, con il buio.
Mi era già capitato di svegliarmi e non vedere nulla, soltanto nero,
ed la paura assurda la ricordo ancora.
Mi alzavo di scatto cercando terribilmente un po’ di luce; camminavo goffamente inciampando fino al lungo corridoio, e poi in giardino,
e li potevo finalmente rassicurami.
Il buio mi faceva realmente paura.
Forse i racconti di mostri e fantasmi che ascoltavo dai più grandi nelle serate passate in piazza, quando non c’era nessuna tecnologia, e ci si radunava a raccontare storie, per lo piu spaventose; tornavi a casa sempre con un brivido lungo la schiena.
Ma ero un bambino, e forse avevo paura del buio e basta.
Sono un uomo ora.
Ora, il buio lo cerco.
Chiudo tutte le finestre, soffoco ogni raggio di luce possibile, ed a tentoni nel nero assoluto mi addormento.
E forse, con la paura del buio, ho perso anche quella di emozionarmi,
di essere felice,tutte quelle paure che da piccolo,
davano un senso, un emozione particolare ai miei giorni,alla mia vita,
che rendevano magica e speciale ogni giornata.
E spesso, mi capita nel triste nero della mia stanza, di sognare, di ritornare bambino,
solo per avere paura, di nuovo.